giovedì 31 ottobre 2013

Tavola di San Silvestro

Come già detto adoro tutto quello che è il Natale.
Mi piace che sia tutto addobbato e che anche la tavola sia apparecchiata per l'occasione.
Ecco la mia tavola in uno dei giorni di festa..

Polpettone


Ingredienti per l’impasto:
600 gr di carne macinata (suino o bovino)
250 gr formaggio grattuggiato (pecorino e parmigiano)
3 uova
Prezzemolo tritato
Mezzo bicchiere di farina
200 gr Pane raffermo
1 pizzico di sale

Ingredienti per il ripieno:
3 uova (precedentemente bolliti e tagliati a fette)
150 gr di provola
200 gr di affettati a scelta
 
Ingredienti per la cottura:
1 cipolla pelata e tritata
1 carota pelata  e tritata
Olio extravergine di oliva
250 gr passato di pomodoro

 
Preparazione:
Per prima cosa bisogna mettere il pane raffermo a mollo nell’acqua per farlo ammorbidire.
Mettete in un recipiente la carne macinata, le uova, il pane raffermo , il prezzemolo, la farina, il formaggio grattuggiato e impastare il tutto.
Formare con l’impasto la forma desiderata (io ho fatto dei piccoli polpettoni ma si può anche fare un unico pezzo più grande). Inserire al centro gli ingredienti per il ripieno , chiudere bene.
In un tegame far soffriggere con olio extravergine di oliva carota e cipolla,  adagiare  il polpettone e far andare a fuoco alto per qualche minuto. Aggiungere il vino e lasciare evaporare.
Dopo qualche minuto aggiungere  passato di pomodoro. Far cuocere a fuoco lento per circa 40/50 minuti, rigirandolo ogni 5/10 minuti.


Curiosità (origine Wikipedia)
 
La parola polpettone è l'accrescitivo di polpetta e, in effetti, è la sua variante tutta d'un pezzo. Al di là degli ingredienti, che sono grossomodo gli stessi - macinati, tagliuzzati o spezzettati - ciò che cambia è la forma finale della pietanza portata a tavola. Se, come detto, le polpette sono molte e piccole, il polpettone è costituito da un unico grande pezzo, dalla forma più o meno cilindrica, il quale viene servito ai commensali affettandolo al momento. Per la sua la cottura si privilegia la lessatura, l'umido o il forno. Meno usata, anche a causa delle dimensioni, la frittura. In alcune ricette, il polpettone può essere farcito, ad esempio, di verdure (specialmente spinaci) e formaggio.
In alcune regioni d'Italia, il termine "polpettone" viene usato anche per indicare un tipo di torta di verdure ricoperta non dalla pasta sfoglia ma dal pan grattato, come - ad esempio - il Polpettone di fagiolini, tipico della Liguria.

Storia
Basilica Patriarcale di Aquileia, del cui Camerlengo, nel secolo XV, Maestro Martino da Como fu cuoco personale.
Fino al Trecento, nei ricettari non v'è traccia della parola "polpetta". La prima apparizione avviene nel secolo XV, grazie al Libro de Arte Coquinaria di Maestro Martino, cuoco dell'allora Camerlengo Patriarca di Aquileia.
Nel Capitolo I di questo libro - scritto in lingua volgare - l'autore delinea, a suo giudizio, i modi migliori per cucinare vari tagli di carne di differenti animali. Tra l'altro, scrive: «[...] carne de vitello, zioè il pecto davanti è bono allesso, et la lonza arrosto, et le cosse in polpette. [...] De la carne del cervo la parte denanzi è bona in brodo lardieri, le lonze se potono far arrosto, et le cosse son bone in pastello secco o in polpette».
Nel descrivere poi la preparazione di quella che lui definisce polpetta, Maestro Martino pare però alludere ad una pietanza che noi, oggi, chiameremmo involtino allo spiedo. In ogni caso, nella storia della letteratura culinaria italiana, questa è la prima ricetta in assoluto espressamente dedicata alle polpette: «Per fare polpette di carne de vitello o de altra bona carne.In prima togli de la carne magra de la cossa et tagliala in fette longhe et sottili et battile bene sopra un tagliero o tavola con la costa del coltello, et togli sale et finocchio pesto et ponilo sopra la ditta fetta di carne. Dapoi togli de petrosimolo, maiorana et de bon lardo et batti queste cose insieme con un poche de bone spetie, et distendile bene queste cose in la dicta fetta. Dapoi involtela inseme et polla nel speto accocere. Ma non la lassare troppo seccar al focho».

mercoledì 30 ottobre 2013

Castagnaccio


Ingredienti:
500 gr. Farina di castagne
2 cucchiai di Cacao amaro
1 cucchiaio di Zucchero
Un pizzico di Sale
Un bicchierino di Olio di semi
Acqua
Pinoli

Preparazione:
Mettere in un recipiente la farina di castagne il cacao amaro, lo zucchero, un pizzico di sale e mescolare bene. Aggiungere l'olivo di semi e l'acqua creando un composto piuttosto liquido. Per ultimo aggiungere i pinoli e versare il tutto in una teglia. Infornare in forno pre riscaldato per circa 45 minuti a 160 gradi.


Curiosità (Fonte Wikipedia)
Il castagnaccio (localmente conosciuto anche come baldino o ghirighio o patona) è una torta di farina di castagne tipica delle zone appenniniche di Piemonte, Liguria, Toscana, Emilia e Romagna.
Si tratta di un piatto tipicamente autunnale che si ottiene facendo cuocere nel forno un impasto di farina di castagne, acqua, olio extravergine d'oliva, pinoli e uvetta. Varianti locali prevedono l'aggiunta di altri ingredienti, come rosmarino, scorze d'arancia, semi di finocchio o frutta secca. Accompagnamento ideale del castagnaccio sono la ricotta o il miele di castagno, il vino novello, o i vini dolci come il vin santo.
Vi sono più nomi e ricette per i dolci fatti con farina di castagne. Ne esistono infatti almeno tre diverse tipologie: una torta molto sottile (diffusa soprattutto in Lunigiana, dove viene chiamata patona), una torta più spessa (diffusa in Toscana e in particolare a Lucca, dove viene chiamata torta di neccio - ma non troppo spessa: a Livorno il castagnaccio, se fatto alto tre centimetri e denso, è chiamato toppone ed è considerato di qualità inferiore) e una sorta di polenta dolce (diffusa anch'essa in Toscana e chiamata pattona). Il castagnaccio più noto popolarmente, una torta sottile, viene chiamato a Firenze "migliaccio".
Il castagnaccio è un piatto "povero" nel vero senso della parola, diffusissimo un tempo nelle zone appenniniche dove le castagne erano alla base dell'alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista, nel periodo autunnale, di numerose sagre e feste.
Secondo quanto si legge nel "Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e di altri luoghi", di Ortensio Landi (Venetia, 1553), l'inventore del castagnaccio pare sia stato un lucchese tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda".
Una variante del castagnaccio è costituita dai cosiddetti necci, piccole frittelle sottili di acqua e farina di castagne cotte sulla brace negli appositi testi di ferro, e gustate da sole o riempite di ricotta fresca.

Guardate i valori nutrizionali di questa ricetta.


Con questa ricetta partecipo a "Il Contest dell'Autunno"
http://farfuglia.blogspot.it/2013/10/contest-dellautunno.html
 
 
 
 

Torta Ninjago


Torta Saetta Mc Queen


La polenta di Benedetta (Polenta concia)


Non sono un amante della polenta e nemmeno molto brava a prepararla. Questa nella foto è stata servita nel corso di una cena a casa di parenti e l'ho trovata squisita, così l'ho fotografata e mi sono fatta spiegare il procedimento.
Questa polenta è stata realizzata molto semplicemente utilizzando una confezione di polenta in scatola. Per farla rimanere morbida si è abbondato nell'aggiungere il latte. Una volta raggiunta la consistenza desiderata si sono aggiunti i formaggi (generalmente il più indicato è il gorgonzola ma si può variare).
Piatto da servire caldo.


Curiosità (Fonte Wikipedia)

La polenta (conosciuta anche come polenda o pulenda, in Veneto come poenta, poulento in provenzale) è un antichissimo piatto di origine italiana a base di farina di cereali.

Pur essendo conosciuto nelle sue diverse varianti pressoché sull'intero suolo italiano, ha costituito, in passato, l'alimento base della dieta delle persone in alcune zone settentrionali alpine, prealpine, pianeggianti e appenniniche di Lombardia, Veneto[1][2], Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino, Emilia, Romagna, Toscana, Marche e Friuli-Venezia Giulia, regioni nelle quali è tuttora piuttosto diffuso.

Il cereale di base più usato in assoluto è il mais, importato in Europa dalle Americhe nel XV secolo, che le dà il caratteristico colore giallo, mentre precedentemente era più scura perché la si faceva soprattutto con farro o segale e, più tardivamente anche con il grano saraceno, importato dall'Asia. La prima coltivazione di mais documentata nel Nord Italia risale a Lovere, in Val Camonica[3], da parte di un nobile, Pietro Gajoncelli, che, nel 1658 pare che avesse importato i primi 4 chicchi di mais dalle Americhe [4]